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Rincaro accisa birra, la protesta non si placa

logo-salva-la-tua-birra_f_improf_290x230Stangata di gennaio in vista; e la (triplice) domanda sorge spontanea: dal nuovo aumento delle tasse sulla produzione brassicola, chi trarrà vantaggio, chi ci perderà e chi, in questa seconda schiera, ci rimetterà di più? La riposta, stando a valutazioni basate sui risultati di uno studio condotto da Ref Ricerche, sembrerebbe più semplice del quesito stesso: a guadagnarci non sarà nessuno. Mentre, specularmente, di un alleggerimento della morsa beneficerebbe l’intera economia del Paese.

Di qui l’iniziativa lanciata, nell’alveo della campagna salvalatuabirra, a margine di un incontro fra AssoBirra, Confagricoltura, Confimprese e Fipe-Confcommercio, sul tema del “ridurre la pressione fiscale sulla filiera”: operare – questa l’intenzione annunciata – un’iniziativa ufficiale nei confronti del governo Renzi, per stoppare lo scatto del meccanismo di tassazione previsto per il 1° gennaio 2015. Tornando all’indagine appena menzionata sugli effetti dell’inasprimento del torchio contributivo (due ritocchi già applicati nel 2013 e nel 2014, il prossimo programmato con il nuovo anno), ecco qua un po’ di numeri. L’erario contava di introitare 177 milioni di euro, mentre ne incasserà 68, perché la crescita dei prezzi del prodotto (+2%, con punte del 7 in grande distribuzione) ha dato un’ulteriore mazzata ai consumi (-26% da luglio a settembre) e perciò al Pil, con conseguenti minori entrate per lo Stato.

Penalizzati di certo (lo si è appena detto) i consumatori, i lavoratori del settore (si perderanno forse 2.400 unità) e le imprese del ramo: i produttori, certo (su un ettolitro di birra a Roma si pagheranno 38 euro, mentre, per dire, a Berlino 9); ma pure i rivenditori, in specie la somministrazione outdoor (bar, pub e via dicendo, la cui quota scende dal 41% al 40,3%), a vantaggio della bevuta domestica (dal 59,7 al 59%). Interessante poi, anche in relazione all’artigianale, notare come la riduzione della spesa sembri destinata in prospettiva a colpire, in generale, gli articoli più costosi, premiando invece gli economici: main stream (dal 47% al 51%) e private label (birre prodotte in conto terzi per catene di vendita, che vi applicano il loro marchio), in ascesa dal 6,4% al 7,7%. Infine, ultima faccia dell’elaborazione di Ref Ricerche, un’ipotetica inversione di tendenza (il prelievo ridotto ai livelli di Germania o Spagna, dove le accise valgono rispettivamente un quarto e un terzo delle nostre) porterebbe a creare, considerando l’indotto (locali di mescita, agricoltura, logistica e imballaggi, distribuzione) qualcosa come 7.000 posti di lavoro: 20 al giorno per tutto il 2015.

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