Il Belgio è comunemente noto come Paradiso della birra, e onora questo buon nome con frequenti iniziative e novità. In questo articolo vi segnalerò quelle più interessanti raccolte durante il 2012.
Nuove birre, nuovi birrifici
Un buon numero di nuovi piccoli birrifici si sono diffusi su tutto il territorio, seguendo la tendenza che interessa altri Paesi come gli Stati Uniti e l’Italia. Qualche nome? Fort Lapin (Bruges), Au Phare (Tongeren) e Seizoensbrouwerij Vandewalle (Reninge), tanto per citarne alcuni. Tra le novità vale la pena ricordare anche Brouwerij Anders ad Halen, comune nella provincia fiamminga del Limburgo. Questo birrificio punta ad imitare ciò che De Proef ha fatto con successo nel corso degli anni, vale a dire birra soprattutto per gli altri. Uno dei loro clienti è Bert Van Hecke, ex-St Bernardus e attualmente birraio presso la Brouwerij Martens di Bocholt. Bert è partito con la BOM Brewery (Belgische Originele Moutbakkerij en brouwerij), producendo i suoi malti speciali e sviluppando con essi ricette originali. Le sue due birre più interessanti si chiamano “Triporteur from Heaven” e “Triporteur from Hell” (in francese “triporteur” indica una bicicletta a tre ruote utilizzata per il trasporto e la vendita). In realtà, come si può vedere, non tutti i nomi nuovi del panorama belga sono veri e propri produttori: alcuni sono fondamentalmente birrai che producono birra “a contratto”, da birrifici come il citato De Proef Brouwerij o da concorrenti come De Graal o Brasserie du Bocq. Esempi di recenti aperture, con nomi anche bizzarri, sono Brother Jacob, Flying Horse Brewers, The Bald Knights, Half Past Six. Altro caso che vale la pena citare è quello di Brouwers Verzet (“Resistenza Birraria”), dove tre giovani ragazzi – uno dei quali è il nipote di Peter Bouckaert, noto birraio della statunitense New Belgium con trascorso alla belga Rodenbach – producono autonomamente le proprie birre presso la Gullegem’s Golden Spur Brewery, distinguendosi fra l’altro per una Old Brown davvero interessante. Anche alcune rinomati birrifici negli ultimi tempi hanno lanciato le loro novità. Rodenbach ha ad esempio sfornato la sua Caractère Rouge, la cui produzione, dopo l’esordio del 2011 con sole 900 bottiglie da 750 ml, si aggira oggi sui 10.000 esemplari: la birra è invecchiata in botte con un mix di ciliegie, lamponi e mirtilli, nata dalla collaborazione tra lo chef stellato Viki Geunes e il mastro birraio Rudi Ghequire. Sempre insieme hanno lanciato anche l’ormai consueta edizione annuale della birra “Vintage”, maturata per due anni in botti di legno (annata 2010). La Musketeers Brouwerij di Ursel ha invece prodotto la black IPA Troubadour Westkust, realizzata con 100% di luppolo belga proveniente dalla rinomata (proprio per i luppoli) zona di Poperinge. Una birra che fin dal nome richiama la costa occidentale degli Stati Uniti, dimostrando come non è necessario usare luppoli americani per fare un grande IPA. Sul fronte aperture va invece ricordato il Lambikodroom, pub di Beersel di proprietà di Drie Fonteinen, che dopo aver chiuso i battenti a inizio 2012 verso fine anno è stato convertito in birrificio (con capacità di 40 hl), già entrato in produzione: è lì che, dopo ben tre anni senza un birrificio vero e proprio, Armand De Belder è finalmente in grado di produrre nuovamente il suo lambic. Evviva! C’è poi Frank Boon, che con investimenti piuttosto sostanziosi ha realizzato a Lembeek un nuovo birrificio, sorto nello stesso luogo del precedente, con i primi lotti brassati lo scorso dicembre e l’esordio “ufficiale” previsto per marzo.
Belgian Fresh Hop
Anche le birre con luppolo fresco sono in aumento. Come ogni anno De Ranke ha ad esempio riproposto la Hop Harvest, mentre Spuma, associazione di appassionati, ha lanciato per la terza volta la sua AmBassadeur, prodotta presso De Proef con luppolo fresco ceco Saaz. C’è poi Van Eecke (Watou) con la Hommelbier Harvest 2012, e pure Dormaal Hof (Tildonk), un autentico “birrificio-fattoria” che utilizza malto e luppoli autoprodotti per creare birre innovative, non è stato da meno con la Winter 13, prodotta appunto con luppoli appena colti. Nella loro gamma da segnalare anche la White Gold, amaricata con cicoria, e una birra aromatizzata con rosa canina. In birrificio stanno inoltre portando avanti un progetto legato all’invecchiamento in botte: contrariamente a quanto generalmente accade però, vale a dire utilizzo di legni che hanno ospitato bourbon e vino, André e suo figlio impiegano botti utilizzate per grappa, Cognac, Armagnac e Jenever, aggiungendo un personale tocco di originalità.
Collaboration Brew
Un certo numero di produttori sta inoltre seguendo il filone delle “collaboration brew”. Fra questi vale la pena citare la Brasserie de la Senne, che sembra attirare l’interesse di molti birrifici anche d’Oltreoceano: basta ricordare la partnership con Allagash, che ha dato vita alla “Very Spéciale Belge”, o ancora la più recente “Schieven IPA”, prodotta con Jeff e Mike Bagby Rodriguez (Lost Abbey).
Stili storici
Degna di nota è anche la tendenza a riscoprire vecchi stili birrari abbandonati. Il primo è l’Aarschotse Bruine, antico stile fiammingo di birra acida la cui produzione era ormai cessata da decine di anni: dopo approfondite ricerche promosse dal Servizio Turistico di Aarschot, la birra è stata “ricostruita” e viene oggi prodotta in un piccolo spazio ricavato nel fienile appartenente proprio all’ufficio turistico. Il secondo stile rivitalizzato è quello chiamato Seef, che identificava una birra di frumento estremamente popolare ad Anversa, anch’essa scomparsa da decenni: la sua rinascita si deve alla Antwerpse Brouw Compagnie di Johan Van Dyck, per anni concessionario di Duvel.
Birra e turismo
Negli ultimi mesi inoltre alcune storiche mete birrarie hanno aperto le porte in occasione del lancio di nuove etichette. Il Leffe Museum, da poco trasferito a Dinant nel neogotico chiostro dei Cappuccini, dove offre un percorso interattivo focalizzato su aspetti come la storia del marchio, dell’Abbazia e della stessa Dinant; le birre Leffe; l’arte della birra, le tecniche di produzione e quelle dell’abbinamento. E’ proprio durante un evento lì ospitato che è stata presentata la nuova Leffe Royale, birra da 7,5% vol. con luppoli Cascade e Poperinge. Il Monastero trappista Chimay ha invece inaugurato il suo “Spazio Chimay”, che invita a un viaggio alla scoperta dei segreti, della storia, dei tesori, delle birre e dei formaggi del famoso marchio. Praticamente in contemporanea è stata lanciata la “Cinquante Cent Spéciale”, che celebra i 150 anni del birrificio: un’edizione limitata da 10% vol, dal colore leggero e note delicatamente speziate. D’interesse “turistico” è anche il famoso Zythos Beer Festival, che proprio quest’anno comincia una nuova vita trasferendo la sua sede da St.-Niklaas negli spazi della Brabanthallen a Leuven: sabato 27 e domenica 28 aprile le giornate dell’evento, che vedrà la presenza di oltre cento produttori.
Miscellanea
Partenza d’obbligo dalla “Belgian Family Brewers”, associazione no-profit ma anche marchio di qualità che vede coinvolti diversi produttori, spinti dalla volontà di rimarcare le proprie origine belghe (fra i resquisiti di adesione l’aver brassato ininterrottamente per almeno 50 anni, ndt). Una realtà in continua espansione, che raggruppa oggi ben venti birrifici: fra le new entry di dicembre si segnalano Bockor, Palm, De Ryck e Duvel Moortgat. Sempre restando in tema di marchi il Consorzio di produttori di luppolo di Poperinge ne ha da un paio d’anni creato uno, il “Belgische Hop”, assegnato a quelle birre che utilizzano almeno il 50% di luppoli locali allo scopo di promuovere anche il luppolo belga quale prodotto di origine e qualità garantite. Spostandosi sul fronte comunicazione davvero originale è stata la campagna marketing lanciata lo scorso inverno da Alken Maes per la gamma di birre d’Abbazia Grimbergen. Stan Lauryssens, famoso autore belga di genere noir, ha pubblicato il libro “All’ombra della Fenice” su misteriosi assassinii in ambito monastico, spedito gratuitamente dal birrificio a tutti coloro che hanno acquistato bottiglie di Grimbergen. Ma non solo. In contemporanea è stato infatti lanciato un gioco radiofonico di ambientazione medievale, con il pubblico da casa coinvolto nella ricerca di un monaco-mastro birraio misteriosamente scomparso. Inutile dire che entrambe le iniziative hanno creato parecchio interesse attorno al birrificio. Concludo con una novità editoriale. Si chiama “Hopper”, la neonata rivista trimestrale di circa 200 pagine, tradotta anche in olandese ed inglese, realizzata sia in versione web che cartacea. Un’autentica sfida, ma devo ammettere che i contenuti e la grafica del primo numero sono davvero favolosi.