Farmhouse Ale, le birre contadine nate tra Francia e Belgio
Nel nostro girovagare tra denominazioni e classificazioni brassicole, ci siamo imbattuti, in una serie di recenti contributi d’indagine apportati da ricercatori e storiografi o semplici operatori del settore, in riferimento alla genesi, alla vicenda e al significato di svariate categorie (o sottocategorie) tipologiche: India Pale Ale, Bock, Pilsener, Fresh Hopped versus Wet Hopped e altro ancora. Stavolta ci soffermiamo su un’espressione, quella di Farmhouse Ale, che forse meno di altre è al centro di dispute teologiche tra sostenitori dell’una o dell’altra verità; ma che pure appare citata non con una grandissima chiarezza d’intenzione, nonostante la discreta frequenza con la quale la si menziona, specialmente in ambito Usa, ma in modo via via crescente anche al di fuori del Big Country. Ebbene, al fine di quantomeno circoscrivere un poco il perimetro concettuale del terreno in cui ci troviamo, giova “incrociare” due testi di riferimento come la Style Guidelines del Bjcp (Beer Judge Certification Program, organizzazione Usa per la formazione e la certificazione di giudici birrari) e il volume tematico Culture and craftsmanship in the belgian tradition, scritto da Phil Markowski.
Unendo i contenuti delle due fonti, pare ragionevole accogliere un’applicabilità specifica dell’appellativo Farmhouse (letteralmente, fattoria) a due stili precipuamente: Saison e Bière de garde; le cui aree d’origine disegnano d’altra parte un territorio, a cavallo tra Belgio e Francia settentrionale, caratterizzato da produzioni di ambiente appunto rurale e di rustica caratterizzazione organolettica. E dunque, da qui, l’autorizzazione a desumere che il termine in questione possa usarsi per dipingere, come dire, un temperamento birrario, uno way of brewing, contrassegnato da consapevoli processi di contaminazione parziale: concorso di lieviti selvatici e batteri nelle aspre Saison più rispondenti alle versioni primeve; tratti meglio identificabili come muffiti (umidità, stantio) nelle Garde maturate in legno per il consumo autunnale, più maltate e meno taglienti delle cugine dell’Hainaut.
A suffragare tale conclusione, il passaggio di un’intervista in cui Markowski, nell’argomentare attorno all’idea di Farmhouse Ale, rimanda all’habitat di certi birrifici franconi, con coolship nel sottotetto, fermentatori aperti addobbati di muffe, maturatori affiancati da recipienti di crauti in fermentazione lattica.