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Hall of Fame. Capitolo XV. Westmalle Dubbel

Così come, nell’eleggere una Tripel che fosse in qualche modo capostipite moderna dello stile, ci siamo orientati, per la nostra Hall of Fame, verso quella recante il nome, prestigioso e riconosciuto, dell’abbazia di Westmalle, ebbene, venuto il turno dell’incoronazione di una Dubbel a sua volta matriarca, non abbiamo potuto che rivolgerci al medesimo indirizzo.

wesmalle dubbel

Certo, le tipologie monastiche di cui si parla – Enkel, Dubbel, Tripel; o (secondo un’altra categorizzazione attestata) Prima Melior, Secunda e Tertia – hanno origini antiche, millenarie, tale da potersi ricondurre alla genesi stessa dell’esperienza birraria abbaziale. Ma qui, ripetiamolo, cerchiamo di individuare alcune etichette-simbolo, la cui influenza è stata fondamentale nella storia recente della birra. E in tal senso, la Westmalle Dubbel soddisfa senz’altro i requisiti previsti: se non altro in quanto presente sul mercato con tale denominazione più o meno esatta (Dubbel Bruin, per la precisione) già prima della sorella Tripel, quindi nei primi decenni del Novecento.

Basata su una ricetta del 1926 (la quale, a sua volta, era derivazione della prima Bruin prodotta dal monastero fin dal 1856), la Dubbel si è mantenuta fedele agli esordi. Le uniche modifiche di cui si ha notizia risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso, quando nella lista degli ingredienti furono aggiunte alcune varietà di luppolo. Da allora in poi, continuità rigorosa; per un novero di materie prime che include malti Pils, Dark e Cara; zucchero candito scuro; luppoli Tettnang, Styrian Goldings, Saaz; e naturalmente lievito selezionato dell’abbazia.