Segnali di riscossa, nelle vendite, sul palcoscenico di consumo forse più tipico: la Germania torna a fare crescere la propria sete. Dopo ben 7 anni di trend negativo, l’inversione di tendenza fa sperare gli operatori internazionali per quel che il dato tedesco potrebbe significare sullo scenario globale se dovesse rivelarsi (gli analisti hanno già prospettato tale possibilità) la spia di un incremento su larga scala, nell’intero scacchiere occidentale. Per golìngolare, sia chiaro, c’è tempo: megli la cautela. Ma il ritorno in territorio positivo, nel 2014, del saldo delle vendine su base annua da parte dei produttori teutonici (+ 1%, per un totale di distribuzione, sul mercato interno, pari a 96,6 milioni di ettolitri) è una notizia di quelle che un sorriso, pur prudente, lo autorizzano.
Anche – come detto – per l’effetto trascinamento che tale indirizzo potrebbe avere nella propria proiezione sul resto dell’Europa. La quale non conosce, sotto il profilo dell’affezione alla pinta, una situazione di crisi omogenea; ma il punto non è questo: la ripresa nella Repubblica Federale (dove la Baviera, per la cronaca, ha scavalcato il Nord Reno-Vestfalia: 24,2% del totale bevuto, contro il 23,2%) si spera possa rivelarsi un indice strutturale e diffuso. In particolare perché la risalita trova una delle sue ragioni nel “ritorno al boccale” da parte di quel pubblico giovanile le cui attenzioni, dal 2006, si erano invece spostate verso i soft-drink leggermente alcolici.