News dal mondo: continua il boom degli hard seltzer in USA, scarseggia alluminio e co2, rischio aumento accise in UK
Continua il successo degli hard seltzer in USA. A trainare la crescita dell’off permise sono ancora una volta gli Hard Seltzer il cui comparto continua a registrare un aumento a tre cifre rispetto all’anno passato, tanto da rendere possibile un sorpasso rispetto alle vendite della birra entro la fine dell’anno in questo canale di distribuzione. La crescita degli Hard Seltzer è tra l’altro rallentata da una continua scarsità di prodotto, soprattutto per i marchi più conosciuti, in quanto la produzione non riesce a colmare la domanda di prodotto. Il mercato degli Hard Seltzer sta diventando sempre più affollato con grandi nomi pronti a gettarsi nella mischia (Coca Cola e José Cuervo hanno appena lanciato il suo prodotto e Monster Energy Drink dovrebbe annunciarlo nei prossimi mesi) e tantissimi birrifici che hanno implementato queste bevande nella loro produzione (uno dei primi e più noti è Boston Brewing che infatti sta facendo registrare ottime performances nonostante le difficoltà del momento), ma pare avere ancora grandi margini di crescita. In uno studio di Brewers Association Bart Watson fa notare come i bevitori di birra e quelli di hard seltzer stiano sempre di più sovrapponendosi per lo più a scapito del consumo di birra industriale, lasciando dunque un possibile margine di crescita; non a caso stanno aprendo negli USA le prime seltzerie con offerta dedicata solo a questi fermentati.
USA: preoccupazione per la mancanza di CO2 e di alluminio. Non finiscono mai i problemi per il comparto brassicolo in questo periodo difficile. Tra le conseguenze delle misure anti-Covid ci sono anche due problemi non da poco per i produttori di birra degli Stati Uniti: la mancanza di alluminio e quella di anidride carbonica (CO2). La prima è dovuta alla chiusura parziale o totale dei locali con mescita. Questo ha costretto i produttori a confezionare tutta la birra possibile per cercare di raggiungere gli scaffali dei negozi di piccola o grande distribuzione. La mancanza di anidride carbonica è invece un effetto della diminuzione del consumo di benzina. La CO2 infatti è un sottoprodotto della trasformazione del petrolio in carburante: le limitazioni sulla mobilità e un sempre maggiore ricorso al lavoro da casa hanno fatto crollare la domanda di carburante costringendo le raffinerie a diminuire drasticamente la produzione con la conseguente diminuzione di stoccaggio di anidride carbonica. Ricordiamo come nella produzione brassicola questo gas non serva solamente per la carbonazione della birra, ma anche per la pulizia dei serbatoi, il confezionamento di bottiglie e lattine e, dal lato servizio, per portare la birra dai fusti al rubinetto di spillatura. In questo senso troveranno vantaggio tutti i birrifici che hanno implementato sistemi capaci di catturare e riutilizzare la CO2 rilasciata nel processo produttivo della birra
UK: dal governo incentivi per i pasti fuori casa. Dal 3 al 31 agosto il governo della Gran Bretagna ha attivato il sistema di rimborsi “Eat Out, Help Out”, destinato ad incentivare il consumo di pasti nelle strutture ricettive. In breve si tratta di un buono che dà diritto ad uno sconto immediato del 50% sull’acquisto di cibo e bibite non alcoliche, purché consumato in strutture ristorative, fino ad un massimo di 10 sterline per pasto. Il buono è spendibile solo nei locali aderenti (circa 80% dei locali aventi diritto ha aderito) nelle giornate di lunedì martedì e mercoledì e può essere usato sempre, senza un tetto massimo. Lo sconto è applicato direttamente dal locale che poi chiederà il rimborso al governo. Questa iniziativa, con 35 milioni di pasti registrati solo nelle prime due settimane, ha contribuito a riavviare l’economia di molti ristoranti e pub, lasciando indietro però tutti i locali che offrono solo alcolici, i cosiddetti wet led pub che non hanno mancato di far sentire la propria voce.
Rischio aumento accise per i piccoli birrifici in UK. Nelle scorse settimane il governo centrale ha annunciato di voler mettere mano al sistema delle accise creando non pochi dissapori tra i piccoli produttori. Attualmente il sistema prevede una aliquota al 50% per i produttori al di sotto dei 5000 ettolitri annui, con un sistema a scaglioni fino ai 60.000 hl/anno. La modifica consisterebbe nell’abbassare la soglia della prima fascia da 5000 a 2100 hl/anno. In un articolo dal titolo decisamente esplicito “Kicked while they are Down” (“Presi a calci mentre sono a terra”) Johnny Garrett sottolinea come siano 150 i birrifici che verrebbero coinvolti in un aumento delle accise, aumento che per un produttore da 5000 ettolitri si tradurrebbe in circa 200mila sterline all’anno. Garrett sottolinea come questo aumento tradirebbe lo spirito di incentivo alla crescita con cui era stata decisa la riduzione delle accise per i piccoli produttori in un momento decisamente buio per il settore. In GB infatti la contrazione delle vendite per i piccoli produttori è di circa l’80% che inoltre non hanno potuto neanche usufruire degli strumenti finanziari rivolti agli altri operatori del settore.