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Open Baladin: tra nuove birrerie, birra open source e moda

Teo Musso, volto noto della birra artigianale italiana e padre del Le Baladin, da anni ormai ci ha abituato a sorprese, nuovi progetti, a volte stravaganti ma pur sempre vincenti. A Rimini, durante Pianeta Birra, non ha deluso le aspettative presentando la sua ultima creazione: Open Baladin.


Open Baladin è prima di tutto una birra, una birra dalla ricetta “aperta”, che trasporta cioè in campo birrario il concetto informatico di open source. Quindi, se un programma si definisce open source nel momento in cui i suoi autori condividono gli studi fatti e le conoscenze con chiunque voglia sviluppare il software, così Teo non ha fatto altro che condividere la sua ricetta, rendendola pubblica ed utilizzabile come accade per le licenze Creative Commons. Come correttamente è stato sottolineato anche da Cronache di Birra, l’idea di partenza non è però del tutto originale. G
ià in Danimarca  infatti  gli studenti dell’IT-University di Copenhagen hanno realizzato la loro Vores Øl, una birra dalla ricetta libera, e anche Flying Dog, birreria statunitense dal marketing molto innovativo, ha recentemente pensato bene di creare una nuova birra, la Wild Dog, diffondendo con un sito dedicato la “formula magica” e favorendone la sua evoluzione.


A rendere veramente speciale la Open Baladin è tutto ciò che le ruota intorno. A partire dal concorso homebrewer dedicato proprio alla nuova birra, che vedrà molti birrai casalinghi sfidarsi con la propria Open Baladin. Ma ascoltiamo cosa dice Teo Musso, intervistato  Firenze durante l’ultima edizione di Taste, a proposito del suo nuovo progetto:

Un’altra interessante pecularietà della Open è quella di nascere con il preciso intento di essere venduta nei pub. L’idea di Teo è quella di portare la birra artigianale, dopo enoteche e ristoranti, proprio nelle birrerie. Un prodotto che dovrebbe in effetti trovare maggior spazio nel suo luogo naturale di consumo, il pub, soprattutto alla spina. Per questo l’obiettivo del Baladin è stato quello di studiare un metodo che permettesse di avere una birra in fusto più stabile, che sfuggisse alla catena del freddo e che permettesse ai titolari delle birrerie di ridurre parte delle problematiche legate alla gestione del prodotto artigianale, per natura soggetto a tempi e modi di conservazione differenti rispetto ai quello industriale. Lavorando soprattutto sulla sterelizzazione in fase di infustamento Teo ci ha spiegato di essere riuscito ad ottenere fusti di Open capaci di poter essere conservati anche al di fuori di celle frigorifere e quindi in grado di affrontare senza particolari patemi le normali fasi di magazzino di una birreria.

Ma non è finita, perché Open Baladin diventerà presto anche uno spazio fisico, un locale. Anzi, più locali. L’idea è quella di costruire un modello di birreria dove siano servite birre artigianali italiane, sia in bottiglia che alla spina, caratterizzato da uno stile comune e da una stessa filosofia. Il primo Open Baladin aprirà a S.vittoria d’Alba, inaugurazione il 24 aprile, mentre il secondo Open  nascerà invece a Roma in settembre. In cantiere, come ci ha detto ancora Teo, anche un locale a New York, una bella vetrina per la birra artigianale nostrana con l’intenzione di ospitare e far produrre birra a rotazione ai migliori birrai italiani. 

Naturalmente, se non siete ancora soddisfatti, c’è ancora spazio per un’ultima novità che riguarda addirittura il settore moda. Cosa centra la birra con i vestiti… guardate il filmato…

2 Commenti

  1. Bel progetto!! sono curioso di vedere il nuovo locale di Roma a settembre. Credo mi trasferirò lì!