Collezionismo

Quando le targhe parlano di birra

Birra Ronzani 1 TargaNon conosco la ragione per cui le birrerie sono state così prodighe nel produrre oggettistica pubblicitaria: bicchieri, manifesti, insegne, vassoi, sottobicchieri, etichette, cartoline, calendari perpetui, tappi corona, posacenere, carte intestate sono stati prodotti in notevole varietà di stili e soggetti scomodando spesso i più grandi illustratori dell’epoca.

Il periodo migliore per questo tipo di produzione va da fine Ottocento fino agli anni Trenta, Quaranta. Occorre infatti considerare che in questo lasso di tempo di tempo nascono, e purtroppo muoiono, un centinaio di birrerie passando da oltre 150 fabbriche a circa cinquanta. E tutte, grandi e piccole, hanno contribuito a tramandare ai giorni nostri oggetti pubblicitari di rara bellezza. Cercherò di passare in rassegna questa produzione proponendo notizie al riguardo e le foto dei pezzi migliori, iniziando da un genere che mi è particolarmente caro: le insegne pubblicitarie.

Le insegne pubblicitarie si possono classificare in due grandi categorie: quelle in latta litografata e quelle in fero smaltato. Per quanto riguarda la forma possono essere: rettangolari (la maggior parte), quadrate, rotonde (soprattutto i segnapunti per campi di bocce), ovali, piatte o bombate, in rilievo oppure no. Le misure di quelle rettangolari variano da un minimo di 15×30 centimetri a un massimo di 70×100, quelle rotonde da un diametro di 30 centimetri a un diametro di 50. Fa eccezione una targa della Moretti del diametro eccezionale di 80 centimetri.

Targa_Birra_MetzgerI collezionisti spesso danno poca importanza alla forma, ma fanno una chiara distinzione fra latte litografate e latte smaltate preferendo il secondo genere. E’ un comportamento che, personalmente, non condivido; chi si concentra sulle targhe smaltate si priva del piacere di possedere bellissime insegne figurate e in rilievo che, di norma, sono in latta litografata; chi, per contro, si concentra sulle latte litografate, deve spesso rassegnarsi a possedere pezzi in cattive condizioni in quanto, a causa del supporto metallico molto sottile e dei colori poco resistenti alle ingiurie del tempo, si presentano spesso con pieghe difficilmente eliminabili o, peggio ancora, con notevoli tracce di ruggine. Il consiglio è perciò quello di non fare distinzione tra le due tipologie tralasciando magari i pezzi più danneggiati anche se molto rari. Sono infatti del parere che una collezione debba essere esposta e una targa molto danneggiata, anche se molto rara, non è bella da vedere. Le ditte che maggiormente hanno concorso a produrre questa oggettistica tanto amata dai collezionisti sono state: le Officine Passero di Montefalcone (Go), le Officine Metalgraf di Milano, Le Officine Istituto Artistico Grafico di Bergamo, le Officine De Andreis di Genova Sampierdarena, le Smalterie Bassano di Bassano.

A mio parere, la miglior produzione è uscita dalle Officine Passero, dalle Officine Metalgraf, e dalle Officine De Andreis. Le latte litografate hanno avuto la loro massima diffusione fra la fine dell’Ottocento fino agli anni Trenta e Quaranta. Successivamente sono state sostituite dalle targhe smaltate per due motivi: minor costi di produzione e maggior durata nel tempo. Grazie al supporto metallico più consistente e allo smalto sono pressoché indistruttibili. Questo tipo di insegna sopravvive fino agli anni Sessanta quando, sempre per motivi di costo e motivi pratici (illuminazione delle insegne) viene sostituita da quelle in plastica e masonite.

di Michele Airoldi